Monumento per il Comm. Virginio Vita (1849-1933), campo 5 giardino 36, Shemà Israel Adonai Eloenu Adonai Ehad (Ascolta o Israele il Signore è nostro Dio il Signore è uno)

Monumento n. 61 per Johanan Besso (1883-1929), campo 5 giardino 71-72

Monumento n. 15 per la famiglia De Benedetti, campo 2 giardino 102-103
Giobbe 12, 10: Nella sua mano sta l’anima di ogni vivente e lo spirito di ogni uomo

Particolarmente interessanti sono poi le iscrizioni funerarie presenti sulle tombe. Non esiste a proposito alcuna regola halakhika  (norma religiosa codificata nel corpo delle Scritture che include la bibbia e le successive leggi talmudiche e rabbiniche, come anche le tradizioni e usanze), che sancisca cosa si possa o non si possa scrivere sulle pietre tombali, che dovrebbero comunque ispirarsi ad un principio di sobrietà. In effetti nel Cimitero Monumentale abbiamo alcune tombe che contengono solo il nome del defunto e la sua presunta data di nascita e di morte oltre l’onnipresente Menorah (candelabro a sette braccia che veniva acceso nel tempio di Gerusalemme, a simboleggiare i sette giorni della creazione o il rovo ardente in cui Dio si manifestò a Mosè) o la stella di Davide a sei punte.    

Molte lapidi presentano la tradizionale sigla formata dalle lettere ebraiche tav, nun tzade, bet e he (ת נ צ ב ה) acronimo di t’hay nafsho / ah tzrurah b’tzror hachaim ( תְּהֵא נַפְשׁוֹ/נַפְשָׁהּ צְרוּרָה בִּצְרוֹר הַחַיִּים) ovvero il verso tratto dal libro di Samuele “Possa la sua anima essere custodita nello scrigno della vita”. Queste parole parafrasano le parole che Abigail disse al re David (I Samuele 25:29). È bene tuttavia sottolineare che questa è una consuetudine, non un obbligo.

In altre tombe compaiono in ebraico anche il nome ed il cognome del defunto oltre alla data di nascita e di morte secondo il calendario ebraico. Questo è lunisolare, cioè calcolato sia su base solare sia su base lunare. L’anno è composto da 12 o 13 mesi nell’anno bisestile, a loro volta composti da 29 o 30 giorni, mentre la conta degli anni inizia a partire dalla presunta data della creazione dell’universo, che in base alle indicazioni della Bibbia è stata calcolata dalla tradizione rabbinica al 3760 A.C.

Abbiamo poi alcune tombe che presentano citazioni bibliche in ebraico o in italiano o in entrambe le lingue. La più frequente è lo “Shemà Israel” (Ascolta o Israele) che compare in molte tombe, cosi come i Dieci Comandamenti o qualche salmo di Samuele (“Coloro che tanto si amarono in vita neppure nella morte furono divisi”) o dalle Ecclesiastiche (“Una generazione va e una viene e la polvere torna sulla terra come era prima e lo spirito ritorna nel mondo per governare e Israele otterrà la sua redenzione”) presente sulla tomba della famiglia Jarach o da Isaia  64,7 (“Noi siamo l’argilla e opere delle tue mani siamo noi tutti, poiché egli conosce il nostro istinto si ricorda che siamo polvere”)  iscritta sulla tomba De Benedetti. In taluni casi, infine, sulle tombe, specialmente di defunti maschi, è presente una descrizione delle virtù del morto, delle sue opere più salienti, delle circostanze in cui è avvenuto il decesso o del dolore dei famigliari.

Tuttavia, forse l’epigrafe più significativa, perché riassume lo spirito di una parte importante degli ebrei dell’epoca, è quella sulla tomba di Prospero Moisè Loria, finanziatore ed ideatore dell’Umanitaria, che sulla sua tomba volle riassumere la sua filosofia razionalista scrivendo: “Ceneri di P. M. Loira, volle autopsia e cremazione, utile usanza, 1814-1892”. Due prassi non proprio in linea con l’ortodossia ebraica.

[1] Lalla Fumagalli e Carla De Bernardi (a cura) “Un Museo a celo aperto. Il Cimitero Monumentale di Milano” 2013; 

Monumento per Eugenio Mortara (1848-1934), campo 6 giardino 35-37

Edicola n. 9 Segre, campo 2 n. 14

Monumento per la famiglia Bresner, ampliamento giardino 20

Monumento per il Comm. Moisè Jarach (1846-1922), campo 4 giardino 52-54